11/03/10

Susanna Pavan



Susanna Pavan
nata a Cologna Veneta
il 8/8/77
Vive e lavora a Cormòns
susi.pavan@gmail.com







“…come le linee
delle pavimentazioni o le crepe sui muri, ma anche i solchi lasciati
dalle ruote nel terreno morbido in cui spesso mi perdo!”
Alla ricerca di una preziosa essenzialità, Susanna si dedica alla costruzione di forme usando ago e filo, vincolata a un’ esigenza di chiarezza o forse di eleganza.
Sembra sospinta da un desiderio di svolta esistenziale, l’applicazione di un criterio selettivo che non influenza solo la sua attività artistica.
“la scelta del materiale da lavorare è suscettibile al momento che
vivo...in questo periodo cerco pace e ideologia nella leggerezza del
filo che si pone come un racconto, una trama che parla dei misteri del nascere e dello svilupparsi delle forme, un ricamo che mi porta alla meditazione del percorso da fare...”
Ma, conoscendosi, aspetta al varco le sue ambizioni, manifestando con una certa ironia il prevalere di una specie di atteggiamento contemplativo, nei confronti della natura che la ispira.
“l'unica vera ambizione è la possibilità di perdermi in

tranquillità tra i pulviscoli.
il mio limite coincide con la mia ambizione, mi perdo tra i pulviscoli”.

di Eleonora Gregorat


Il tramite che unisce queste due installazioni è la linea.
La prima installazione rappresenta un'insieme di molteplici fiori ricreati attraverso l'uso della penna ad inchiostro. Si tratta di creazioni floreali utopiche, irreali, appartenenti ad un mondo immaginario, ma che traggono spunto dall'osservazione e dalla riflessione di fiori reali, esistenti, tangibili.
Gioca un ruolo importante il contatto con la natura che l'autrice considera parte indispensabile delle sue opere: "..non posso fare a meno di guardare per ore le radici delle piante, i rami degli alberi e il loro modularsi tortuoso, le pelurie delle piante che nascono, le linee di forza che danno forma alle foglie o ai fiori..."
Gli strumenti di realizzazione scelti dall'artista, carta e penna, rivelano l'intenzione di trasporre di getto le proprie esperienze legate all'osservazione della natura. L'oggetto reale si trasfoma in soggetto irreale, ma il significante resta lo stesso: il fiore.
La seconda installazione è un evoluzione della prima dove il minimo comun denominatore resta sempre la linea. Ma se nel primo caso la linea è guidata, scritta, tracciata, qui il filo si muove, si spezza, si tocca. Il filo come terza dimensione.
Dal bidimensionale del foglio al tridimensionale del filo e dell'uncinetto; la materia tangibile, palpabile, ma che trova le sua origine sempre dalla stessa importante matrice: la natura.

di Martina B.